MF ANALISI: popolari e Bcc, quando le riforme sono da riformare
October 16 2023 - 3:02AM
MF Dow Jones (Italian)
ROMA (MF-NW)--L'emendamento al ddl Capitali approvato in
Commissione al Senato prevede l'innalzamento da 8 a 16 miliardi
degli attivi delle banche popolari del limite oltre il quale queste
debbono trasformarsi in spa, come prescritto dalla cosiddetta
riforma del 2015. Si tratta di un aumento logico a otto anni, una
volta sposata l'impostazione di quella riforma la quale, in
sostanza, ha purtroppo stabilito che l'approccio cooperativistico e
mutualistico non possa sussistere più a particolari livelli
dell'attivo degli istituti e che, di conseguenza, si imponga il
modello della società per azioni: una tesi e una deduzione,
tuttavia, prive di un solido fondamento. E ciò a prescindere dal
modo in cui quella riforma fu introdotta ricorrendo al
decreto-legge (un caso singolare nella storia delle riforme
bancarie), senza neppure un coinvolgimento almeno solo informativo
della categoria, e preponendo da, da parte del Governo, a seguire
la realizzazione della revisione personaggi che certamente non
potevano vantare un'adeguata conoscenza del sistema bancario.
Impensabile tornare ora indietro. Forse aggiustamenti ulteriori
per l'ordinamento delle Popolari sotto la soglia sarebbero
opportuni, magari cominciando, appunto, dall'innalzamento del
livello approvato ed esaminando i diritti dei soci nonchè la
formazione della governance. Bisogna evitare autolimitazioni
operative per non correre il rischio di superare la soglia e
doversi trasformare. In ogni caso, la revisione in questione si
affianca alle innovazioni e alle rivisitazioni adottate a livello
europeo e nazionale nel passato decennio che hanno prodotto
conseguenze non positive, a cominciare dall'introduzione del
bail-in con quel che ha significato.
Per tornare alle Popolari, ci si deve chiedere se , dal punto di
vista della regolamentazione europea e italiana, nonché della
supervisione, effettivamente si tenga al mantenimento della
biodiversità -che comprende anche le Bcc- nel settore bancario o se
si tratti di mere dichiarazioni di facciata, perchè, se non si
trattasse di quest'ultima eventualità, allora bisognerebbe essere
coerenti con le politiche concrete e con le normative di
settore.
Oggi esiste un'area di istituti che possono ancora essere e
definirsi banche popolari, accanto agli altri istituti, ex banche
popolari trasformate in spa che , per le loro tradizioni, il loro
ruolo e la professionalità degli addetti, occupano una posizione di
primo piano nel complessivo settore bancario, una posizione che
comunque - sia chiaro - molto probabilmente avrebbero mantenuto
anche nella veste di Popolari. Pensiamo a Bper, Banco Bpm, alla
stessa Sondrio. Ciò è dimostrato se si esaminano gli anni
precedenti la crisi finanziaria e le vicende Tercas e delle note
quattro banche, a cominciare dalla Popolare dell'Etruria, che non
fu possibile salvare per la gravissima forzatura operata dalla
Commissione Ue con il ritenere il Fondo interbancario di tutela dei
depositi un organismo dello Stato: una tesi duramente sconfitta in
primo e secondo grado dalla Corte di giustizia europea. A suo
tempo, si era parlato di una rete di banche popolari la quale
avrebbe dovuto far capo, per un coordinamento da definire, a una
Popolare centrale, rafforzando così il settore e andando oltre le
associazioni di categoria. Poi dell'idea non si è più parlato.
Avrebbe oggi una sua attualità? In ogni caso il ddl Capitali, di
cui fa parte la norma sulle banche in questione, prevede anche una
delega al Governo per un'ampia revisione del Testo unico della
finanza (Tuf) del 1998.
Vi sono norme direttamente precettive, come quelle in materia
societaria, e le norme di delega al Governo per la suddetta
revisione. Le une e le altre (le norme delegate) entreranno in
vigore nel 2025. Appare chiaro che vi potrebbe essere un rischio di
collisione o di necessità di modifica di norme del primo tipo
confliggenti con quelle della riforma del Tuf. Per di più, ci si
opporrebbe, almeno in Commissione, alla istituzione di un comitato
di esperti che contribuisca in sede tecnica alla predetta riforma,
come accadde con ottimi risultati per la rivisitazione del 1998,
allorché operò un autorevole comitato presieduto dall'allora
direttore generale del Tesoro, Mario Draghi. E' sperabile che
nell'aula questo orientamento sia rivisto e nella delega possano
inserirsi anche punti miranti al rafforzamento del ruolo delle
Popolari. Bisognerà poi affrontare puresei problematiche specifiche
che riguardano gli altri istituti cooperativistici e mutualistici
per eccellenza, le Bcc, anche essi riformati, in questo caso con il
coinvolgimento della categoria, tuttavia con una normativa finale
che per alcuni aspetti lascia a desiderare.
Ma soprattutto confliggono con la natura di queste banche e i
principi di ragionevolezza, proporzionalità, adeguatezza e
sussidiarietà gli indirizzi europei, in particolare della
supervisione, che vorrebbero applicare alle Bcc istituti less
significant, in quanto partecipanti a gruppi bancari cooperativi,
gli stessi criteri e gli stessi obblighi e vincoli vigenti per le
banche significan". Insomma, vi è molto da rivedere e non per
obbedire a interessi corporativi o nazionali. Si porrà, pure, come
suggerisce questo trentennale, l'avvio di una revisione del Testo
unico bancario del 1993, tenendo conto della complessa, spesso
disordinata, confusa, caratterizzata da superfetazione e
sovrapposizione, normativa europea.
red
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