In materia di consolidamento bancario l'attenzione del mercato nelle prime settimane dell'anno si è concentrata soprattutto sul dossier Carige. Anche la partita Montepaschi potrebbe però presto rimettersi in moto. Se il responso della Commissione Europea sulla proroga della nazionalizzazione arriverà in tempi brevi, si scommette che il progetto di exit riprenderà quota già nei prossimi mesi.

Questa volta però il Tesoro (primo azionista al 64%) potrebbe seguire un percorso diverso rispetto a quello battuto lo scorso anno. Il Monte infatti potrebbe non essere ceduto in una sola soluzione, ma in più tappe e con una gradualità maggiore rispetto a quella prevista dal precedente piano. L'obiettivo? Ridurre le dimensioni finali dell'asset e favorire in tal modo l'intervento di una pluralità di soggetti aumentando così le chance di successo dell'operazione.

Il primo passaggio atteso dal governo è ovviamente il via libera della DgComp della Ue al piano industriale e alla richiesta di proroga presentata alla fine del 2021. Sinora le autorità europee non si sono sbottonate sul tema («è importante per la banca rispettare gli impegni con senso di riserbo, ma siamo in contatto con l'Italia», commentava qualche giorno fa la vicepresidente della Commissione Europea Margrethe Vestager). A Roma però non ci sono particolari preoccupazioni sull'esito della trattativa, come lo stesso premier Mario Draghi aveva annunciato prima della pausa natalizia: «Non credo nelle difficoltà di dialogo con l'Europa; la pandemia ha cambiato molto anche le regole sugli aiuti di Stato», aveva dichiarato il presidente del Consiglio. È plausibile però che Bruxelles ponga una serie di condizioni prima di concedere la proroga. Anche alla luce delle precedenti trattative, la DgComp potrebbe vincolare il proprio benestare al rispetto di alcuni target, come l'abbassamento del cost/income rispetto all'attuale 68,6% e la riduzione del perimetro con dismissione di asset. L'accordo con l'Unione Europea insomma dovrebbe ancora una volta ridisegnare il perimetro del gruppo senese ed è plausibile che proprio da qui parta il delicato processo di exit del Tesoro.

L'idea che ha iniziato a circolare nei palazzi romani sarebbe quella di intervenire in prima battuta sulla rete del Monte, destinando un perimetro di sportelli e attività alla cessione. Anche se per il momento non ci sono trattative formali in corso, il compratore potrebbe essere il Mediocredito Centrale (Mcc), che già lo scorso anno si era dichiarato disponibile a rilevare un cospicuo pacchetto di filiali oppure una banca privata italiana. Vale la pena ricordare che già nel corso del precedente negoziato erano circolati i nomi di Banco Bpm e di Bper. Questa prima tappa del processo avrebbe un doppio scopo: da un lato onorare subito gli impegni presi con l'Europa, dall'altro lato ridurre le dimensioni del gruppo prima del passaggio successivo, cioè il conferimento finale del Monte. Considerando anche le cessioni di crediti deteriorati l'idea sarebbe quella di ridurre l'attivo fino a 50 miliardi rispetto ai 143 miliardi di fine settembre.

fch

 

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January 18, 2022 02:07 ET (07:07 GMT)

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