Nomine: Meloni avanti, tensioni nella maggioranza (CorSera)
April 12 2023 - 4:30AM
MF Dow Jones (Italian)
La notte delle nomine è lunga, ma non abbastanza. E il braccio
di ferro sotto traccia da mesi non si chiude neppure nella giornata
che sembrava cruciale. La prima vera sfida dentro l'alleanza di
governo sembra risolta da una serrata riunione a Palazzo Chigi tra
Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Ma superata la
mezzanotte, i nomi dei prossimi amministratori delle grandi aziende
di Stato, ancora non ci sono.
Certo, il quadro degli amministratori delegati sembra tracciato,
scrive il Corriere della Sera. Come da pronostici, Claudio Descalzi
è stato confermato all'Eni. Stefano Donnarumma, l'ad di Terna,
andrà all'Enel. L'ex ministro Roberto Cingolani guiderà Leonardo,
il gigante della difesa e dell'aerospaziale, mentre Matteo Del
Fante rimarrà al vertice delle Poste italiane. Se il quadro
risultasse confermato - dovrebbe esserlo oggi - Giorgia Meloni
avrebbe mantenuto la promessa di una donna come amministratrice
delegata di una grande azienda pubblica: Giuseppina Di Foggia, già
manager di Alcatel e poi Nokia, guiderà Terna, la società delle
reti elettriche. A una prima occhiata, il segno più vistoso è
quello della continuità rispetto al passato, che poi è proprio
quello che la Lega avrebbe voluto evitare.
Ma il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso,
la vede in modo diverso e lo dice a Bruno Vespa: «Quello che credo
sia importante, che credo si sia capito anche dalle prime nomine
fatte, è che per noi conta la competenza e non l'appartenenza». Non
conta, insomma, che qualcuno dei designati sia stato in passato
vicino, per esempio, al Movimento 5 Stelle: «Conta - prosegue Urso
- la capacità di gestire un'impresa perché il governo Meloni, il
nostro Paese, si misura nella sua capacità oggi di cogliere
l'occasione del Pnrr e di rispondere agli choc prima della pandemia
e poi dell'energia».
Il malumore della Lega per un pacchetto di amministratori su cui
la presidente del Consiglio ha fatto sentire il suo ruolo fino in
fondo era trapelato in mattinata anche dalle parole del capogruppo
leghista alla Camera, Riccardo Molinari. Prima era stato prudente:
«La scelta dei vertici delle società di Stato quotate è una partita
ristretta tra i leader, quindi la sta seguendo direttamente il
nostro segretario Salvini con Giorgia Meloni e Antonio Tajani».
Poi, però, Molinari sbotta: «C'è il massimo riserbo sulle scelte,
ma è chiaro che sarebbe bizzarro che fosse un solo partito ad
indicare i nomi a discapito degli altri». Un riferimento al fatto
urticante che tra gli ad non ci siano amministratori vicini alla
Lega. Matteo Salvini aveva però tagliato corto: «I giornali vendono
sempre di meno perché raccontano cose spesso fantasiose». Nessun
dissidio, dunque, con la premier. Almeno, non dichiarato. «Ieri ho
sentito più volte Giorgia, ieri l'altro pure, oggi ci vediamo in
Consiglio dei ministri e la chiuderemo in totale serenità».
Se a tarda sera l'indicazione degli amministratori delegati
pareva cosa fatta, il quadro delle presidenze era assai meno
chiaro. Per esempio, l'oggi presidente del Milan Paolo Scaroni -
sul cui nome insisteva Silvio Berlusconi - pare il candidato più
probabile per l'Enel. Mentre all'Eni - che secondo il totonomine
spetterebbe alla Lega - potrebbe arrivare il vicepresidente
operativo di Italo, Flavio Cattaneo. A Leonardo, insieme a Eni
l'azienda più strategicamente rilevante, il comandante della
Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana (vicino alla lega) potrebbe
succedere a Luciano Carta, destinato forse alle Poste. Ma, appunto,
quella partita che da mesi rappresenta un basso continuo rispetto
all'attività di governo a ieri notte non poteva ancora dirsi
ufficialmente conclusa.
red
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April 12, 2023 04:15 ET (08:15 GMT)
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