"Non ho comprato azioni Rcs in una ipotesi liquidatoria
dell'azienda. E invece assisto a una costante liquidazione dei
gioielli di famiglia, in una strategia di dismissioni che faccio
fatica a capire. Comprendo che ci sia un debito da tenere sotto
controllo. Ma un'azienda va gestita, troppo facile farla a
pezzettini, vendendoli uno a uno. Operazioni che mi lasciano
perplesso".
Lo ha affermato a Italia Oggi, Urbano Cairo, socio al 3% di
Rcs.
In merito alla cessione di Rcs Libri, Cairo spiega che "ho solo
letto i comunicati e quindi non conosco i dettagli, perciò è
difficile fare delle valutazioni specifiche; ma in generale la
vendita costante di asset non mi sembra una grande cosa. Il settore
libri, peraltro, è interessante, ha livelli di fatturato e utili
importanti. E, per esempio, in Mondadori mi sembra gestito bene.
Rcs Libri è sotto Mondadori come quota, ma è pur sempre
significativa, macina fatturato e utili. Insomma, sono cose che non
condivido".
Secondo Cairo "il comparto libri è un pezzo di storia della
Rizzoli. Un po' come la sede del Corriere della Sera di via
Solferino. È stata venduta, hai incassato soldi per ridurre il
debito, ma poi paghi affitti più alti degli oneri passivi sul
debito che pagavi prima. È tutto senza senso. Tra un po' di anni
avrai decine di milioni di costi in più senza poter contare sul
valore patrimoniale dell'immobile. Ripeto, sono molto scontento,
poiché non ho comprato le azioni di Rcs in una ipotesi di
liquidazione dell'azienda. E faccio due conti: da fine 2011 a
settembre 2014 in Rcs ci sono state dismissioni per quasi 400
milioni. Ma nello stesso periodo si è assorbita cassa per 288
milioni di euro. Perciò le dismissioni sono andate a finanziare le
perdite, e solo in minima parte a ridurre il debito. Vendere così
significa depauperare una azienda".
red