Tim: vuole altri rilanci (Mi.Fi.)
April 24 2023 - 3:28AM
MF Dow Jones (Italian)
Martedì 18 aprile, il giorno in cui sono state depositate le
offerte, il titolo Telecom Italia aveva chiuso a 0,311 euro. Tre
giorni dopo, venerdì 21 aprile, le azioni hanno terminato a 0,269
euro. Una flessione superiore al 13% al termine di una settimana
complessa, con quasi un miliardo di capitalizzazione perso per
strada. E' lecito pensare che un investitore adesso si interroghi
su cosa fare: se attivare a modalità "panico" o se considerare
quello attuale solo un momento passeggero -l'ennesimo- figlio di un
conflitto tra azionisti. Di sicuro, e questo è un classico della
borsa, che peraltro Tim ha già vissuto in passato (ad esempio ai
tempi dello scontro tra Elliott e Vivendi), quando il mercato
percepisce incertezza sul futuro di una società, nel dubbio sta
alla larga.
Per questo capire, per quanto complesso, che futuro aspetta Tim
potrebbe aiutare a ragionare sul corso delle azioni. Per farlo però
bisogna partire da tutto quello che è successo negli ultimi giorni.
Riavvolgendo il nastro degli ultimi avvenimenti, prima (martedì
sera) sono arrivate sul tavolo del cda Tim le due offerte
migliorative per Netco (gli asset di rete) da parte di Kkr e di
Cdp-Macquarie e poi (giovedì) si è tenuta un'assemblea nella quale
non solo Vivendi (come aveva annunciato) si è astenuta sulla
politica di remunerazione, ma anche parte dei fondi ha votato
contro i compensi che erano stati definiti dal comitato
remunerazione. Due eventi in parte distinti, scrive MF-Milano
Finanza, ma che hanno anche molti punti di sovrapposizione.
Partiamo dalle offerte. Finora il mercato ha detto che la
valutazione di Netco è quella, ossia intorno a 20 miliardi. Non c'è
analista che abbia fatto valutazioni più alte e anzi nei giorni
scorsi qualche esperto ha proprio parlato di reazione eccessiva dei
mercati e di poca chiarezza nelle strategie di Vivendi. Le proposte
inviate finora di fatto però non si sono discostate molto dai
valori indicati dagli analisti. Anche i tanto attesi rilanci, ai
quali le due cordate hanno lavorato per settimane, hanno mostrato
ben poche variazioni, soprattutto considerando che nel frattempo,
tra un'offerta e l'altra, sono entrate in vigore le nuove tariffe
Agcom per le reti, che hanno effetti positivi sui conti di Netco.
Per il cda a questo punto i margini di manovra si restringono,
tanto più che Vivendi attende con i fucili spianati, pronta ad
attaccare qualsiasi scelta che non sia nel suo interesse di primo
azionista di Tim.
Per la cessione di Netco quindi è finita? C'è chi lo sostiene
con forza, chi ci spera e chi invece è convinto che la partita non
sia chiusa. Un'opzione potrebbe essere quella di puntare su una
delle due offerte e proporre agli azionisti l'alternativa tra
aumento di capitale o cessione, ma l'eventuale ricapitalizzazione
sarebbe di sicuro mal digerita dal mercato. Un'altra strada
potrebbe invece puntare su ulteriori ritocchi al rialzo da parte di
Kkr, Cdp-Macquarie o di entrambe le cordate, anche se questo
vorrebbe dire perdere altro tempo. Tra la decisione del cda Tim di
bocciare la prima offerta di Cassa e l'invio dei rilanci è passato
più di un mese. Eppure al momento c'è chi scommette che sarà questa
la via che percorrerà il board, anche se porterebbe via altro tempo
prezioso.
Esistono alternative? La domanda cruciale è questa. Ed è ovvio
che le posizioni divergano. Chi è convinto non ci siano altre
strade rispetto alla cessione vede un problema nella posizione
ostruzionista di Vivendi. Chi invece è convinto che le alternative
esistano vede come uno spreco di tempo l'intestardirsi su una
cessione che sembra farsi sempre più complicata. Una delle opzioni
che ciclicamente tornano a far capolino fra le alternative è quella
del «take private», opa che potrebbe prevedere il conferimento di
azioni da parte dei due principali azionisti, la rinegoziazione del
debito, la scissione proporzionale di Netco e la successiva fusione
con Open Fiber. Un progetto irrealizzabile per alcuni, l'uovo di
Colombo per altri.
Di sicuro ogni decisione a questo punto dovrà passare da una
nuova assemblea di Tim e Vivendi ha già fatto capire in occasione
della bocciatura sulla politica di remunerazione che la sua
presenza è un ostacolo complesso da arginare in caso di assemblea
ordinaria e impossibile da superare in caso di straordinaria.
Mentre il mercato assiste all'aspro confronto tra soci su strategie
e possibili soluzioni, il governo è sempre alla finestra ma
difficilmente potrà rimanere silente a lungo. Qual è la strada
scelta per arrivare alla fantomatica "rete nazionale"? La strategia
di Cdp è appoggiata o osteggiata? I francesi sono visti come
investitori di lungo periodo o come disturbatori molesti?
A paesi invertiti, in Francia avrebbero fatto arrivare messaggi
chiari già da mesi. Ma non è mai troppo tardi.
red
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