Finanza: addio a Tatò, kaiser italiano chiamato a salvare Triumph in Germania (MF)
November 03 2022 - 3:32AM
MF Dow Jones (Italian)
Era soprannominato 'Kaiser Franz' per la durezza impiegata nel
risanare i gruppi aziendali che di volta in volta era chiamato a
risollevare, anche a costo di tagliare migliaia di dipendenti. Ma
si era guadagnato anche l'appellativo di 'manager filosofo' grazie
alla laurea in filosofia conseguita all'università di Pavia.
Francesco Tatò, detto Franco, nato a Lodi il 12 agosto 1932, è
morto martedì 2 novembre all'età di 90 anni a San Giovanni Rotondo
(Foggia), dove era ricoverato alla Casa Sollievo della Sofferenza
fondata da Padre Pio. Ad assisterlo c'erano la moglie Sonia Raule,
attrice e presentarice televisiva, e la figlia Carolina. Nel corso
della sua carriera ha guidato colossi come Olivetti, Mondadori,
Fininvest, Enel.
Dopo gli studi in Germania e negli Stati Uniti, ad Harvard,
Franco Tatò, si legge su MF-Milano Finanza, inizia a lavorare in
Olivetti come operaio alla linea di montaggio dello stabilimento di
Ivrea nel 1956. Da allora scala posizioni fino a raggiungere ruoli
di vertice: nel 1970 diventa amministratore delegato di Austro
Olivetti a Vienna. Dal 1974 al 1976 è invece ad di British Olivetti
a Londra, il primo di una lunga serie di incarichi di risanamento
di realtà aziendali in crisi. Nel 1984 un primo passaggio
nell'editoria alla Mondadori, di cui diventa vicepresidente e
amministratore delegato.
Ritorna nel gruppo di Ivrea nel 1986 con l'incarico di
ristrutturare Triumph Adler (macchine da ufficio e computer)
acquistata da Volkswagen. Fu in Germania che si guadagnò appunto
l'appellativo di 'Kaiser Franz' con il quale è rimasto conosciuto
da tutti. Poi passa a guidare Olivetti Office ma nel 1990 lascia
ancora Ivrea per le divergenze con Vittorio Cassoni, allora il
numero uno del gruppo controllato da Carlo De Benedetti.
Nel 1991 approda di nuovo al vertice di Mondadori e poi nel 1993
ricopre, in contemporanea, il ruolo di ceo di Fininvest con il
gradimento delle banche allora creditrici del Biscione. "Quando lo
incontro in corridoio ho paura che mi guardi come un costo da
abbattere", disse di lui Silvio Berlusconi. Ma il rapporto non è
idilliaco e allora Tatò passa nel 1996 a guidare l'Enel, su
incarico di Romano Prodi. Durante la sua gestione il gruppo viene
rivoltato: Tatò taglia 30.000 dipendenti e lo riorganizza per la
quotazione in borsa, l'espansione all'estero e la diversificazione
nella telefonia con la fondazione di Wind. "Lascio una miniera
d'oro", fu il suo addio nel 2002, quando il governo Berlusconi non
gli rinnovò l'incarico. In seguito è stato nel board di Prada (dal
2002 al 2009), ceo di Cartiere Pigna (dal 2005 al 2006), presidente
di Ipi (dal 2007 al 2009) e Parmalat (dal 2011 al 2014). Dal 2003
al 2014 è stato anche ad della Treccani.
liv
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November 03, 2022 03:17 ET (07:17 GMT)
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