di Andrea Montanari

Niente aumento di capitale. Lo aveva ribadito a inizio settimana, in occasione del closing per la vendita della Libri, il cfo di Rcs Mediagroup, Riccardo Taranto. E pure nell'incontro di questa mattina con il ceto bancario (Intesa Sanpaolo, Ubi B., Mediobanca, Unicredit e B.P.Milano), l'argomento non sarebbe stato al centro della trattativa. "Non si e' affrontato il tema dell'aumento di capitale", dicono piu' fonti vicine al dossier.

Ma i vertici dei Rcs, che oggi riunisce il cda per prendere atto della separazione consensuale dell'amministratore delegato, Pietro Scott Jovane, scrive milanofinanza.it, hanno chiesto agli istituti di credito di prendere in considerazione gia' oggi, al momento di valutare il piano di riscadenziamento del debito e di abbattimento dei tassi d'interesse, quella che sara' la posizione finanziaria netta prospettica, ossia dopo l'incasso di 127,5 milioni derivanti dalla vendita di Rcs Libri a Mondadori. Incasso che effettivamente avverrà a gennaio, dopo che l'Antitrust avra' valutato e deliberato sull'operazione di concentrazione che consentirà alla casa editrice di Segrate di avere il 35% di quota di mercato nel business librario.

In pratica, i vertici di Rcs chiedono alle banche di considerare quale indebitamento di partenza, per la rischedulazione dello stesso, la cifra di 350 milioni, ossia il target previsto per la posizione finanziaria netta al momento del versamento agli stessi istituti esposti di gran parte dell'incasso della dismissione della divisione Libri (90-100 milioni sui 127,5 milioni totali), dei 22 milioni gia' incassati e gia' girati alle banche relativi alla cessione del 44,5% nel gruppo radiofonico Finelco e dei circa 30 milioni derivanti dalla vendita, che si definirà entro dicembre, della spagnola Veo Tv.

Ora resta da capire se le banche accetteranno questa richiesta proveniente da Rcs, in un momento alquanto delicato che segna la fine dell'epoca-Jovane (durata poco più di 3 anni, visto che il secondo mandato è stato rinnovato lo scorso giugno). Tanto piu' che il nodo dell'indebitamento resta forte, visto che il gruppo non sta dimostrando di raggiungere quelle performance, soprattutto in termini di ebitda margin, prospettate nel corso degli ultimi anni e al momento di ottenere dalle banche l'ok alla prima ristrutturazione del debito che ha portato il gruppo a lanciare l'aumento di capitale da 400 milioni.

In definitiva, ancora non e' sicuro che la società editrice, nonostante le ripetute smentite del management, non debba procedere entro fine anno alla seconda ricapitalizzazione, da 200 milioni, che nessun azionista, a partire da Fca (16,73%) vuole. Solo Urbano Cairo (3,67%), forte di una dote di 180 milioni in cassa al suo gruppo quotato, e' intenzionato, si dice, a procedere alla ricapitalizzazione.

red

 

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October 08, 2015 09:36 ET (13:36 GMT)

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