Imprese: B.Ifis, sempre più digitale il rapporto con le banche
September 14 2021 - 5:08AM
MF Dow Jones (Italian)
La relazione umana e di fiducia è importante, anzi fondamentale
nella scelta del partner bancario per le piccole e medie imprese
italiane che sono sempre più a loro agio nell'utilizzo dei canali
digitali. Queste le principali evidenze dell'ultimo Market Watch
realizzato da Banca Ifis in collaborazione con Format Research,
su un campione rappresentativo di oltre 500 Pmi. Dal punto di
vista della leva finanziaria, le aziende sono oggi fortemente
ancorate all'autofinanziamento ma hanno saputo utilizzare al meglio
i finanziamenti garantiti e agevolati previsti dal Governo,
investendo nello sviluppo del business.
Queste le principali evidenze dell'ultimo Market Watch
realizzato da Banca Ifis (e anticipato da MF) in collaborazione con
Format Research, su un campione rappresentativo di oltre 500 Pmi.
Dal punto di vista della leva finanziaria, le aziende sono oggi
fortemente ancorate all'autofinanziamento ma hanno saputo
utilizzare al meglio i finanziamenti garantiti e agevolati previsti
dal Governo, investendo nello sviluppo del business.
Tre è il numero di banche alle quali, in media, si rivolge una
Pmi, un numero che sale oltre le quattro se si guardano alle
imprese con più di 50 addetti. Per il 95% degli imprenditori, avere
più banche è una necessità: rende possibile scegliere a quale
istituto rivolgersi, riconoscendo il valore della specializzazione.
Internet è oggi considerato dalle Pmi un canale privilegiato:
l'online banking è scelto nel 64% dei casi (percentuale che sale al
77% nei comparti Agroalimentare e Automotive) per molteplici
servizi finanziari. In caso di richiesta di credito, le aziende
italiane preferiscono tuttavia il rapporto diretto con un
consulente in filiale (65%) ma già il 35% usa le piattaforme
digitali per le operazioni di finanziamento.
Secondo il Market Watch sono tre le principali voci del funding
di una Pmi: l'autofinanziamento (52%), il credito bancario a medio
e lungo termine (22%) e il credito bancario a breve termine (10%).
La composizione è rimasta inalterata durante la pandemia e non è
previsto alcun cambiamento del mix nel post Covid.
L'ampio ricorso all'autofinanziamento è coerente con il processo
che le piccole e medie imprese italiane hanno intrapreso dopo la
seconda crisi del 2011/2012 per conseguire una maggiore autonomia
finanziaria. Non meraviglia l'incidenza del credito bancario a
medio e lungo termine funzionale allo sviluppo degli investimenti
dal primo Piano Industria 4.0 del 2017 in poi.
Lo scudo pubblico aiuta a guardare al futuro La pandemia ha
fatto registrare una crescita del 24% nel ricorso alle garanzie
statali sui prestiti e a finanziamenti agevolati. Se nel periodo
pre-Covid circa il 36% delle imprese ne faceva uso, oggi la media è
salita al 60% ma nel tempo è destinata a scendere al 45%. Coinvolti
tutti i settori produttivi: la minor incidenza è dell'Automotive
(46% le imprese coinvolte) mentre Agroalimentare, Sistema Casa e
Meccanica superano il 70%. Quanto all'utilizzo, ben il 71% delle
Pmi ha infatti impiegato le risorse per investimenti materiali,
immateriali e R&S con punte nei settori della Chimica &
Farmaceutica (94%), Agroalimentare (80%) Logistica & Trasporti
(78%). Il 14% delle aziende ha scelto di investire nella
formazione, il 6% nel risparmio energetico e sostenibilità
ambientale, nel 3% dei casi si sono lanciate nuove aree di
business.
In tempo di crisi gli strumenti pubblici di sostegno sono
serviti anche a sostenere la liquidità (57% delle Pmi) e nel 21%
dei casi per far fronte al pagamento degli stipendi, percentuale
che raddoppia al 42% nel comparto Moda, uno dei più colpiti dalla
pandemia.
com/cce
MF-DJ NEWS
1410:51 set 2021
(END) Dow Jones Newswires
September 14, 2021 04:53 ET (08:53 GMT)
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