Per ora è solo un save the date quello arrivato ai consiglieri di Unicredito per una riunione dell'organo di gestione domani, martedì. Ma ci sono molte probabilità che si trasformi ad horas in convocazione formale del consiglio.

I maggiori azionisti hanno avuto, se serve, la disponibilità di Federico Ghizzoni a lasciare la posizione di ceo dopo sei anni di grande e proficuo lavoro. Fino all'ultimo consiglio, una settimana fa, Ghizzoni era tranquillo in sella nonostante le voci infinite. A sparargli addosso, con il suggerimento di vari articoli di parte, è stato il gruppo Caltagirone, furioso non solo per l'andamento del titolo ma per non aver potuto avere per sé una importante operazione immobiliare, la specialità dove il gruppo romano non ammette sconfitte.

Stesso film, insomma, già visto in Generali, dove Mario Greco ha deciso di lasciare anche per ragioni immobiliari. Greco aveva l'offerta ghiotta di Zurich Group. Ghizzoni al momento no, ma certo con la sua professionalità che ha mostrato non rimarrà disoccupato, se saranno dimissioni. Ghizzoni è stato messo in difficoltà dalla crisi generale e dalla struttura della banca, con istituti dentro e fuori la Ue, con regolamenti diversi. Non gli ha giovato il caso del consulente, non in organico alla banca, del vicepresidente Fabrizio Palenzona. L'ultima goccia il contratto per il collocamento di Popolare di Vicenza.

Da Roma lo hanno accusato ingiustamente di non aver portato il contratto in consiglio. Accusa strumentale, perché Ghizzoni ha agito secondo governance, con il consueto rigore. Ma le voci infinite hanno convinto anche i maggiori azionisti, Abu Dhabi e le Fondazioni, che, come succede per le squadre di calcio, a un certo punto è inevitabile cambiare allenatore. Ma se l'uscita ci sarà, proprio i grandi azionisti tributeranno a Ghizzoni molto più dell'onore delle armi per la sua correttezza e il lavoro molto positivo fatto.

Sono invece quasi tutte autocandidature i nomi che sono stati finora fatti per sostituirlo. Senza Ghizzoni sarà fatta una seria ricerca e meditazione, come è avvenuto per la sostituzione di Greco, senza fretta per non sbagliare. Si tratta di trovare un super manager che dovrà gestire oltre 100 mila dipendenti e banche complesse in molti Paesi. Come sono infondati i nomi dei candidati a succedere a Ghizzoni, sono infondate anche le notizie su un immediato cambiamento di governance. La recente riunione dello specifico comitato presieduto da Luca Montezemolo, vice presidente del gruppo, è servita per impostare un modello che diventerà operativo fra un anno o più: riduzione del numero dei consiglieri, rinnovo della presidenza, maggiore energia per la gestione delle banche estere.

Non è quindi la riunione del comitato governance che ha fatto precipitare i tempi di uscita, se così sarà, ma appunto gli attacchi e le voci diffuse da Roma. Certamente il comitato dovrà nel caso riunirsi ancora perché il presidente Giuseppe Vita dovrà indicare proprio al comitato presieduto da Montezemolo il nome del cacciatore di teste, di cui poi lo stesso comitato vaglierà le indicazioni. E' banale pensare che il cambio al vertice operativo di una banca come Unicredito possa avvenire in poche ore. Il caso Generali è il modello.

red

 

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May 23, 2016 02:39 ET (06:39 GMT)

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