ROMA (MF-NW)--"La scalata di Unipol alla Popolare di Sondrio ha destato preoccupazione tra i lavoratori. Il pensiero è andato subito a una possibile fusione con Bper e, a quel punto, a un'inevitabile riorganizzazione». A raccogliere gli umori dei dipendenti del gruppo valtellinese, oggi controllato al 19,7% dalla compagnia assicurativa, è Daniele Ginese, da giugno segretario nazionale della Fabi, prima organizzazione sindacale nel mondo del credito.

Domanda. Unipol però ha dichiarato che nei prossimi sei mesi non intende acquisire ulteriori azioni dell'istituto né esercitare un controllo sulla banca.

Risposta. "In questi ultimi anni abbiamo assistito ad acquisizioni e fusioni, una procedura vista di buon occhio dalla Bce che ha chiesto ai Paesi di diminuire il numero delle banche in favore della costituzione di pochi grandi gruppi. Infatti ha concesso le autorizzazioni anche a Unipol per l'acquisizione di una partecipazione qualificata, eccedente il 10%, della banca. Finora il gruppo valtellinese non era mai stato sotto la lente di altri gruppi e lo scenario di una possibile fusione con Bper inevitabilmente spaventa i lavoratori. Se ciò dovesse realizzarsi, si affronterebbe una delle maggiori sfide legate allo sviluppo della Popolare di Sondrio e la Fabi, come in tutte le altre realtà, vigilerà affinché siano garantite tutte le tutele alle colleghe e ai colleghi coinvolti. Al momento abbiamo chiesto delucidazioni alla banca che si è limitata a confermare l'obiettivo dell'attuazione del piano industriale e ha letto l'acquisizione di Unipol come un rafforzamento della stabilità del gruppo".

D. Si parla poco di Deutsche Bank, qual è la situazione?

R. "Auspichiamo maggior dialogo e confronto con la controparte. Deutsche Bank si comporta da multinazionale e le decisioni vengono prese dalla casa madre e calate dall'alto. Informazione e comunicazione sono la base di uno scambio proficuo tra e per tutti i protagonisti della vita sociale ed economica di qualunque azienda. Tutti i giorni raccogliamo le tensioni dei colleghi per la loro operatività ma anche per la stessa stabilità di un'azienda in cui le decisioni strategiche appaiono di difficile comprensione. C'è preoccupazione diffusa di essere trasferiti da un momento all'altro a seguito della chiusura degli sportelli; inoltre anche in Deutsche le pressioni commerciali creano una condizione di lavoro sotto stress sempre meno sopportabile. Le donne e gli uomini di una azienda sono determinanti per il successo commerciale e le loro necessità devono quindi essere l'ago della bilancia di qualsiasi decisione aziendale e di qualsiasi riorganizzazione strutturale. Riteniamo fondamentale più trasparenza e più coinvolgimento nelle scelte organizzative e nei piani industriali dell'azienda".

D. Il rialzo dei tassi è un tema d'attualità e Findomestic è la società leader nel credito al consumo: come si sta affrontando il problema della restituzione da parte della clientela?

R. "Come tutto il settore, anche Findomestic risente dell'impennata dei tassi e dei conseguenti impegni dei suoi «clienti tipo», che, strozzati dai pagamenti del mutuo e dall'aumento delle bollette, sono in difficoltà a coprire rate che fino allo scorso anno erano più che gestibili. L'aumento del peso del rischio impedisce sia ai consumatori che alle aziende come Findomestic di fare previsioni rosee per il futuro, che rimane incerto. Si tratta di un momento storico caratterizzato da fenomeni sociali, politici ed economici che non erano prevedibili. Questa è anche la preoccupazione più forte per le rappresentanze sindacali. Ciononostante, per quanto riguarda i nostri colleghi, gli ottimi accordi sindacali stipulati negli anni con Findomestic contribuiscono a tutelare i lavoratori anche in uno scenario così instabile".

D. La riforma fiscale vi riguarda: come gestirete il passaggio dell'Ict Riscossione alla Sogei Spa?

R. "Il decreto stabilisce il passaggio di 162 unità. Si tratta di dipendenti del concessionario della riscossione che svolgono attività tecnologica e informatica nelle sedi di Milano, Torino, Firenze, Roma e Napoli. A settembre abbiamo avuto un incontro con i rappresentanti del Mef per discutere i contenuti del decreto riguardanti le modalità applicative della cessione. In quell'occasione abbiamo avuto conferma che non ci saranno conseguenze sulla mobilità dei lavoratori; riguardo agli aspetti previdenziali, abbiamo ottenuto la previsione del mantenimento dell'iscrizione al Fondo di Previdenza Nazionale dei Lavoratori Esattoriali e la garanzia delle attuali contribuzioni alle varie forme di previdenza complementare; dal punto di vista economico la garanzia del differenziale dei minimi tabellari dei due contratti collettivi nazionali di lavoro. L'impegno della Fabi è concentrato a evitare ricadute negative per i lavoratori ceduti, che dovranno avere garantite le migliori condizioni economiche e normative, ma allo stesso tempo anche a gestire i cambiamenti organizzativi che comporteranno le modifiche all'attività nella procedura della riscossione".

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