Banche: salasso da 40 miliardi (Mi.Fi.)
December 20 2021 - 3:27AM
MF Dow Jones (Italian)
Tra copertura di perdite, strumenti di capitale e garanzie
sinora il costo è stato di quasi 40 miliardi, oltre la metà dei
quali a carico dei contribuenti. Questo è il conto presentato dalle
crisi bancarie italiane degli ultimi otto anni, una sequenza di
dissesti che, pur con diversi gradi di intensità, ha scosso il
sistema finanziario costringendo gli istituti e lo Stato a mettere
mano al portafoglio.
In questi giorni il tema torna di attualità visto che il Fondo
Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) è chiamato a decidere
sul futuro di Carige e sull'offerta presentata da Bper-Unipol. Per
il controllo della cassa Modena ha messo sul piatto un euro
chiedendo in cambio capitali per un miliardo che, sommati ai circa
400 milioni di crediti fiscali, porterebbero la dote complessiva a
1,4 miliardi, quasi tre volte l'attuale capitalizzazione di Carige.
Giovedì 16 i vertici del Fitd hanno puntato i piedi, appellandosi
all'articolo 35 del nuovo statuto che pone un tetto agli interventi
del fondo. Tecnicismi a parte, i malumori all'interno del sistema
bancario sono forti, specie alla luce degli interventi sostenuti
sinora.
Negli ultimi otto anni sono state tamponate 16 crisi. Da quella
della Cassa di risparmio di Teramo (Tercas) che nel 2014 fu messa
in sicurezza dal Fitd aprendo una vertenza con l'Europa, fino a
quella della Popolari di Bari che lo scorso anno era sembrata la
coda di una lunga stagione di dissesti. Come ricostruito dall'ex dg
del Fitd e attuale presidente di Carige Giuseppe Boccuzzi nella sua
recente pubblicazione Le crisi bancarie in Italia, le operazioni
hanno registrato modalità e attori molto diversi. Soprattutto
perché diversa è stata la loro entità. Si è infatti andati da
interventi contenuti come quelli a favore della Popolare delle
Province Calabre o di Banca Base, a manovre molto impegnative come
quelle necessarie per mettere in sicurezza le banche venete (2,4%
dei depositi protetti complessivi) o il Montepaschi (6%). Nel mezzo
c'è stata una pluralità di interventi che hanno interessato
istituti di dimensione provinciale o regionale come Banca Etruria,
Cassa di risparmio di Rimini o Banca delle Marche.
Lo spartiacque decisivo è stato però una data: 22 novembre 2015.
Quel giorno infatti il governo Renzi varò il decreto Salva-banche
per mettere in sicurezza Etruria, Banca Marche, Carichieti e
Carife, precorrendo di qualche settimana l'entrata in vigore della
direttiva Brrd sulla risoluzione delle crisi. Principio di fondo
era quello di bail-in, cioè la riduzione del valore delle azioni e
delle obbligazioni o la loro conversione in azioni per assorbire le
perdite e ricapitalizzare la banca in misura sufficiente.
L'iniziativa, insieme alla scelta di svalutare le sofferenze al 17%
del nominale (un valore poi alzato al 22% nei primi mesi del 2016),
ha messo in subbuglio il sistema bancario italiano che nei mesi
successivi ha subito profonde perdite borsistiche. Gravoso è stato
anche il costo a carico degli istituti che, attraverso il Fondo di
risoluzione, hanno dovuto sborsare quasi 5 miliardi di euro a
copertura delle perdite. Le quattro good bank sono invece finite
nel giro di un anno tra le braccia di Ubi Banca e Bper in cambio di
robuste doti. Alla fine del 2016 si è invece consumata la crisi del
Montepaschi. Il gruppo senese, in affanno già da diversi anni, è
entrato nell'orbita dello Stato dopo il fallimento di un aumento di
capitale da 5 miliardi di euro e una delicata trattativa con la
Commissione europea. Per mettere temporaneamente in sicurezza
l'istituto (che dal 2008 aveva già chiesto 15 miliardi al mercato e
che oggi capitalizza meno di un miliardo) sono serviti 5,4 miliardi
di capitali pubblici e 4,3 miliardi di capitali privati attraverso
il principio del burden sharing. Una cifra non molto inferiore a
quella che Alitalia ha chiesto ai contribuenti in 74 anni di vita.
Nei mesi in cui Siena veniva nazionalizzata, si consumava il
salvataggio delle due popolari venete, la Popolare di Vicenza e
Veneto Banca. In un concitato fine settimana del giugno 2017 gli
istituti sono stati affidati a Intesa Sanpaolo nell'ambito di
un'operazione che ha mobilitato risorse per 17 miliardi tra esborso
diretto e garanzie.
fch
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December 20, 2021 03:12 ET (08:12 GMT)
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